Cure termali convenzionate con il SSN

Questo articolo fornisce utili informazioni sulle Cure termali convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale S.S.N.

Le cure termali possono essere molto utili per andare ad intervenire contro una o più patologie che compromettono il nostro corpo. Non sempre, però, sono accessibili a tutti per il loro costo. Questo è determinato dalla tipologia di trattamento e dalla fascia di reddito a cui il paziente appartiene, ma anche dal rapporto tra il reddito e la quantità di trattamenti di cui ogni persona necessita.

Infatti, è importante sapere che molto spesso ogni persona ha bisogno di almeno due cicli di trattamenti. Considerando che per accedere al primo ciclo di cure c’è bisogno di una visita di ammissione da parte del medico termale, il cui costo è deciso dalla struttura di riferimento, e che si viene ammessi alle cure pagando i ticket in base alla prestazione da effettuare e alla propria fascia di reddito, si intuisce da soli che le cure termali possono essere molto dispendiose.

È per questo che il Servizio Sanitario Nazionale propone delle convenzioni con più centri termali: proprio perché i trattamenti a base di acqua termale siano più fruibili per molte persone. Nei prossimi paragrafi vedremo insieme quali sono le cure convenzionate con il SSN: convenzioni con INAIL, INPS, ASL.

 

Cure termali convenzionate con ASL: iter per accedervi

È possibile accedere alle cure termali con la ASL, ma solo presentandosi alla struttura che è stata precedentemente selezionata con la richiesta del medico di base. Infatti, senza questa non è possibile usufruire dei cicli di cura. Inoltre, sulla ricetta dev’essere specificata la patologia per cui si richiede questo tipo di trattamento e ci dev’essere anche scritta l’indicazione terapeutica che si consiglia nei confronti di questa specifica affezione. Inoltre, la richiesta del medico di base dovrà comprendere il codice alfanumerico di un’eventuale esenzione del ticket, che può essere stata approvata per reddito oppure per patologia.

Una volta compiuta questa operazione e presentata la ricetta nella struttura termale scelta, si deve effettuare il pagamento del ticket. Come è già stato scritto, in caso di convenzione c’è un prezzo fisso, di pochi euro. Spesso è pari a 3,10€; in caso contrario, considerata l’età, la prestazione e il reddito, si può arrivare a pagare una somma di 55€.

A chi è rivolta la convenzione

Nello specifico, la quota fissa in convenzione è rivolta ai bambini che non hanno ancora compiuto sei anni ed agli adulti che hanno già compiuto il sessantacinquesimo anno di età, per di più aventi un reddito familiare che non superi in alcun modo i € 36.151,98; è rivolta altresì ai pensionati al minimo oltre i 60 anni ed anche a coloro che sono in uno stato di disoccupazione, aventi un reddito familiare inferiore a € 8.263,31, o fino a € 11.362,05 e con un coniuge a carico, che aumenta di € 516,46 per ciascun figlio a carico fiscale; infine, questa quota è rivolta agli inabili per patologia, ma solo in riferimento alla patologia stessa, gli invalidi con modalità diverse a seconda del tipo e grado di invalidità. Questo vuol dire che le rimanenti, cioè tutte le persone dai 6 ai 64 anni, di norma, hanno l’obbligo di pagare il totale di 55€. Sono esentati al 100% gli invalidi civili al 100%, chi ha uno stato di cecità pari al 100%, coloro che rientrano tra i grandi invalidi del lavoro, gli invalidi di guerra (ma in base alla categoria di riferimento) e gli invalidi di servizio di prima categoria.

L’unico vincolo stabilito dai centri termali convenzionati con il SSN è che il ciclo di cure dovrà essere effettuato entro 60 giorni dall’inizio del primo trattamento.

 

Cure termali convenzionate INAIL: iter per accedervi

Per quanto riguarda le cure convenzionate INAIL, esse sono rivolte esclusivamente a lavoratori infortunati o affetti da una qualche patologia professionale, ai titolari di rendita per i quali non sia scaduto l’ultimo tempo di revisione, alle persone affette da una patologia che compromette i polmoni, come la silicosi o l’asbestosi, senza limiti di tempo.

Per poter accedere alle cure idrofangotermali, che sono tra le più efficienti, bisogna essere in possesso di una prescrizione medica. Naturalmente, dev’essere presentata al centro termale di riferimento dall’interessato e nel corpo della ricetta bisogna che si attesti il problema per cui si richiede la cura termale. A differenza dell’iter per le cure convenzionate ASL, però, sulla ricetta dev’essere indicata anche la tipologia di acqua termale che secondo lo specialista dovrebbe essere risolutiva nella cura dell’affezione; questo perché molti centri termali sono alimentati da più acque, diverse tra loro per composizione e caratteristiche. Va da sé, dunque, che un’acqua termale indicata per le patologie renali non può essere usata per quelle otorinolaringoiatriche, e così via.

Per ultimo, il medico dell’INAIL andrà ad accertare che le terapie richieste siano concesse a norma di legge e nel suo responso dovrà indicare se il trattamento consigliato possa essere giudicato utile ai fini curativi. Infine, dovrà disporre l’effettuazione di controlli e accertamenti specialistici. È importante dire, poi, che il ciclo di cura ha una durata di 15 giorni, di cui 12 di cure effettive e 3 che comprende il viaggio.

 

Cure termali convenzionate INPS: cure fondamentali e cure acessorie

Avevamo già parlato delle cure termali convenzionate INPS, quei cicli di cura concessi dall’Inps, agli aventi diritto, solo dopo aver accertato che il richiedente soddisfi i requisiti assicurativi, contributivi e sanitari. Tra le tre forme di convenzione, le cure termali concesse dall’INPS sono forse le più ostiche a cui accedere, proprio per via di questi requisiti, che non sempre sono facili da soddisfare. Ad esempio, una delle regole principali è che i titolari di pensione di anzianità non possono accedere alle cure, pur avendo molto spesso delle patologie invalidanti.

La differenza principale tra le tre forme di convenzione con il SSN è che le cure concesse dall’INPS sono anche quelle che hanno l’offerta più varia. Ad esempio, mentre le cure INAIL comprendono in particolare dei trattamenti incentrati sulla riabilitazione, le cure INPS uniscono al trattamento per le patologie artro-reumatiche quello per le patologie che coinvolgono il sistema respiratorio.

Infatti, le cure termali concesse dall’INPS sono distinte principalmente in due categorie: le cure fondamentali e le cure accessorie. Tra le cure fondamentali, si trovano i fanghi, la balneoterapia, ma anche l’accesso alle saune e alle grotte; tra quelle accessorie, invece, rientrano gli accessi all’idromassaggio, le inalazioni, l’aerosol, le irrigazioni nasali e/o vaginali, ma soprattutto la marconiterapia, la radarterapia e l’ultrasuonoterapia.

Marconiterapia

Di queste ultime tre, la prima è indicata maggiormente per le forme reumatiche, ma anche per le degenerazioni di artropatie. Sostanzialmente, il trattamento si effettua attraverso due elettrodi contrapposti, il cui centro di funzionamento però è rappresentato da un disco metallico di dimensioni variabili, sempre rivestito e isolato con materiali come il vetro o la plastica. Questo disco è generalmente montato su un supporto che non tocca mai la parte da trattare. La marconiterapia sfrutta le onde corte e in generale possiamo dire che la potenza che viene erogata dal generatore elettrico varia a seconda della modalità di questo trattamento, in rapporto alla zona da trattare. Cioè: si può passare da 10 watt a 100 watt, a seconda del modo in cui si vuole operare sulla persona.

Radarterapia

Come la marconiterapia, anche la radarterapia fa parte delle termoterapie ed è un trattamento basato sull’impiego di onde elettromagnetiche che però appartengono alla frequenza delle microonde e che servono esclusivamente a produrre calore nei tessuti trattati. Il fine è esclusivamente quello di avere meno dolore nella zona da trattare. Di base, quando le onde elettromagnetiche si trovano a toccare i tessuti organici, trasformano la maggior parte della loro energia in calore; c’è da dire, però, che il maggior riscaldamento avviene in quei tessuti la cui composizione presenta più acqua: ad esempio, i tendini, le fasce muscolari; è lì, quindi, che si ha un effetto maggiore. Proprio per il suo effetto termico, questa tecnica determina anche la vasodilatazione dei capillari, che non si arresta fino a venti minuti dopo il trattamento. È quindi sconsigliata a chi soffre di fragilità capillare e ha la pelle molto sensibile e la sua esecuzione è ovviamente vietata agli affetti da neoplasie e i portatori di pacemaker.

Ultrasuonoterapia

Infine, l’ultrasuonoterapia che, come suggerisce il nome, sfrutta il contatto tra il corpo e le onde sonore. L’effetto principale dell’onda sta nel fatto che, penetrando i tessuti in profondità, esercita una triplice azione: la prima, quella chimica; la seconda, quella termica; l’ultima, quella sull’apparato circolatorio. Va da sé che l’ultrasuonoterapia trova la sua maggiore efficacia nel trattamento di patologie come artrosi, artriti, contratture dei muscoli, ma anche slogature, tendiniti, strappi e borsite. L’ ultrasuonoterapia trova anche riscontro nella risoluzione di difetti estetici come la cellulite; in questo caso, però, questa tecnica si associa anche ad altre cure. Ecco perché queste terapie sono definite accessorie: proprio perché sono ausiliarie delle cure termali principali.

Se volete ulteriori informazioni, potete consultare il sito internet dedicato dell’INPS, in cui troverete anche la sezione dedicata all’INAIL. Per quelle convenzionate con l’ASL, invece, basta ricercare ciò di cui si necessita sapere su qualsiasi motore di ricerca.

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